Per effetto del D.Lgs. n. 121/2011, dal 16 agosto 2011 è in vigore l'art. 25- undecies, D.Lgs. n. 231/2001, che prevede l'introduzione di numerosi illeciti ambientali tra i reati presupposto della responsabilità amministrativa degli enti.
Il D.Lgs. 121/2011 è frutto del recepimento della direttiva europea 2008/99/CE sulla tutela penale dell'ambiente: essa vincola gli Stati dell'Unione Europea ad imporre sanzioni "efficaci, proporzionate e dissuasive" (art. 7) in capo alle persone giuridiche per le ipotesi di realizzazione (nonché di agevolazione o istigazione) dei reati indicati agli artt. 3 e 4, a loro vantaggio e da parte di qualsiasi soggetto che agisca individualmente o in quanto parte di un organo dell'ente.
Il D.Lgs. 121/2011 obbliga, quindi, le imprese ad approcciare i "rischi ambientali" scegliendo tra due alternative: redigere modelli organizzativi e di gestione deputati a contenere il rischio di commissione dei reati ambientali oppure scegliere di "correre il rischio" che i soggetti, che a diverso titolo svolgono una attività per loro conto, commettano questi illeciti. In quest'ultimo caso, l'ente risponderà del reato ambientale commesso nel suo interesse o a suo vantaggio per una "colpevolezza di organizzazione", proprio perché la scelta per la disorganizzazione ha aumentato il rischio-reato.
Purtroppo ancora oggi, nonostante siano trascorsi dieci anni dall'entrata in vigore del D.Lgs. n. 231/2001, molte realtà imprenditoriali intendono l'adempimento del dovere di "buona organizzazione" come la predisposizione di documenti che possano, all'occorrenza, attestare in sede giudiziaria l'effettiva e idonea presa in carico del problema di prevenzione dei reati per i quali l'ente sarebbe responsabile.
In realtà, il modello organizzativo cui si riferisce il D.Lgs. n. 231/2001 (comunemente denominato "Modello 231") non è un documento che si aggiunge ai tanti altri conservati in azienda; ma è il modello di organizzazione proprio di quell'ente, studiato e implementato in relazione alla propria specifica attività.
In sintesi, esso rappresenta il complesso delle regole interne dell'ente previste per lo svolgimento delle attività a rischio di reato.